Descrizione
Location: Italia
Nome Progetto: Inquadramento teorico e clinico delle tecniche riabilitative alle persone con patologie neuropsichiatriche
Anno: 2016 – 2018
Durata: 24 mesi
Categoria: Neuropsicologia
Impostazione della ricerca di tipo descrittivo osservazionale a sviluppo pluriennale
La premessa logica della presente ricerca descrittiva osservazionale è
- approfondire le conoscenze teoriche della mindfulness
- Cogliere la relazione esistente tra questi vari aspetti:
psicosi, mindfulness, recovery ed empowerment;
- verificare se l’esecuzione di una delle tecniche (cerimonia del thè) di mindfulness comporti benefici rispetto la gestione della sintomatologia psicotica;
- valutare se la mindfulness aiuti durante il processo di assistenza tecnico specialistica aumentando il benessere della persona;
- individuare il possibile ruolo tecnico specialistico nel percorso di mindfulness, all’interno dell’assistenza a persone con una psicosi
Motivazione della scelta abbiamo scelto di studiare delle nuove tecniche terapeutiche poco conosciute in Italia. il nostro obiettivo era quello di associare a metodi di assistenza tradizionali, altre tecniche terapeutiche che permettono alle persone di superare momenti di crisi e favorire il loro reinserimento sociale. abbiamo deciso di centrare il lavoro sulla pratica di mindfulness applicando una delle sue tecniche
ABSTRACT
Background
Il termine psicosi comprende un gruppo di disturbi psichiatrici caratterizzati da una compromissione dell’esame della realtà, con idee deliranti, allucinazioni, pensieri ed eloquio disorganizzati, comportamenti motori alterati e sintomatologia di tipo negativa, che influenzano la persona sotto ogni aspetto della propria vita. La psichiatria è in continua evoluzione, è importante tenersi aggiornati sui nuovi aspetti di cura da portare all’interno dell’assistenza.
Scopo
Valutare la possibilità di applicare la pratica di mindfulness all’interno dell’assistenza a persone con patologie neuropsichiatriche.
Gli obbiettivi presenti in questo lavoro sono:
I° parte
Approfondire le conoscenze teoriche della mindfulness, cogliendo la relazione esistente tra questi vari aspetti: psicosi, mindfulness, recovery ed empowerment;
Per compiere ciò è stata eseguita una revisione della letteratura, analizzando in particolare 11 articoli scientifici incentrati sulla tematica. L’ utilizzato di una pratica Mindfulness verificandone in maniera graduale l’efficacia
II° parte
verificare se l’esecuzione di una delle tecniche (cerimonia del thè) di mindfulness comporti benefici rispetto la gestione della sintomatologia psicotica; valutare se la mindfulness aiuti durante il processo di assistenza tecnico specialistica aumentando il benessere della persona mettendo l’accento sui possibili benefici; individuare il possibile ruolo tecnico specialistico nel percorso di mindfulness, all’interno dell’assistenza a persone con una psicosi.
Questa parte prevede la collaborazione oltre che dei pazienti affetti da patologie neurologiche e psichiatriche anche di tutto il personale clinico terapeutico che prende in carico i pazienti.
L’osservazione mira a verificare l’effetto dell’attività cerimonia del thè sul comportamento degli utenti, sulla percezione del personale operante rispetto al clima di reparto, in quanto a serenità Vs tendenza dei pazienti a fare richieste (Il personale riferisce che le frequenti richieste dei pazienti sono richieste spesso inutili dovute alla frustrazione). La diminuzione delle richieste sarebbe interpretata, in questo senso, come un miglioramento dell’umore
RISULTATI PARTE I°
Idoneità della pratica di mindfulness in correlazione a psicosi
La maggior parte degli studi presi in considerazione affermano che la pratica di mindfulness risulta essere adatta a persone con una patologia psicotica, in termini di fattibilità e tollerabilità. Nessuno studio afferma che tale pratica comporti conseguenze negative. Questo risultato è emerso anche in contesti in cui la pratica è stata applicata in situazioni acute, di nuova insorgenza o con durata di malattia superiore a 5 anni (Ashcrofr et al., 2011; Chien & Thompson, 2014; P. Jacobsen et al., 2010; Tong et al., 2015; van der Valk et al., 2013; Wang et al., 2016). Uno studio afferma come questa pratica possa essere applicata in caso di psicosi, all’interno dell’assistenza a pensieri ed allucinazioni visive, ma non nel caso di presenza di allucinazioni uditive (voci) (Chadwick et al., 2009).
Riduzione sintomatologia
Nella maggior parte degli studi presi in considerazione emerge un cambiamento positivo rispetto la sintomatologia psicotica presentata dai partecipanti, sia positiva che negativa. Con più precisione, i risultati sono in termini di miglioramento rispetto agorafobia, livelli di stress, depressione, qualità di vita, funzione sociale, benefici rispetto emozioni, impatto positivo rispetto umore, modifica del proprio modo di pensare, focalizzazione nel presente, maggior livello di funzionamento e recovery, capacità di rilassamento, abilità nell’osservare emozioni ed agire con consapevolezza. Unicamente in uno studio analizzato è emerso l’assenza di cambiamenti rispetto funzioni cliniche, sintomatologia psicotica, presenza di voci e credenza in se stesso e nelle altre persone attorno; tale studio si distanza dalla sintomatologia e si concentra sull’aumento della consapevolezza generato grazie alla pratica che favorisce la recovery e la comprensione di sé (Randal et al., 2016).
Un ulteriore studio che si distanzia dal “grande gruppo” possiede come risultato unicamente lievi cambiamenti rispetto i livelli di stress provati dalle persone (P. Jacobsen et al., 2010). La terapia farmacologica rimane comunque invariata, mentre la riospedalizzazione sembra diminuire, migliora la consapevolezza dei soggetti così come la percezione della malattia.
Sintesi revisione
I vari studi presi in considerazione dimostrano come portare la pratica di mindfulness all’interno dell’assistenza terapeutica a persone con una psicosi comporti benessere ed aumento della loro consapevolezza personale, sia in caso si tratti di nuove diagnosi sia in situazioni con una storia di malattia più importante. In tutti gli studi vengono dimostrati benefici di tale pratica, affermando come con delle modifiche inerenti la pratica formale sia possibile proporla a persone con patologie neuropsichiatriche.
II° PARTE
ATTUAZIONE DI UNA TECNICA MINDFULNESS
La cerimonia del thè
Background
Scopo del lavoro è fornire le conoscenze di base su una nuova tecnica di terapia presente nella letteratura internazionale e ancora poco conosciuta in Italia.
La Mindfulness, o pratica della consapevolezza intesa come stato ‘non-spontaneo’ di presenza mentale che richiede una forma particolare di attenzione esecutiva, e lo sviluppo di una attitudine mentale aperta alle nuove informazioni e punti di vista, nonché libera dai meccanismi automatici.
Inoltre numerosi sono gli studi di neuroimaging a conferma che durante le esperienze di mindfulness si attivano aree specifiche cerebrali relative sia alla consapevolezza di sé che alla rappresentazione del corpo. La Mindfulness è applicabili all’età evolutiva, (disturbi della condotta, ADHD, disturbi d’ansia, disturbi di apprendimento, abuso di sostanze, e anche disturbi dello spettro autistico sia in bambini che in adolescenti) e all’età adulta in pazienti affetti da patologie psichiatriche.
In questo studio abbiamo utilizzato solo alcuni dei principi Mindfulness verificandone in maniera graduale la reale fattibilità.
Scopo dello studio
Gli obiettivi specifici dello studio si possono riassumere dal tentativo di stimolare i pazienti psichiatrici a : rilassarsi, rallentare il flusso di pensieri disturbanti, concentrarsi su un attività dal ritmo lento, pur senza abbandonarla, aumentare l’attenzione di se e degli altri, occupare parte del tempo durante la le fasi di terapia ambulatoriale e di semiconvitto ed aumentare il grado di socializzazione
Disegno dello studio
Osservazione clinica, discussione clinica dei nuovi atteggiamenti messi in atto dai pazienti. Coinvolgimento di tutti gli operatori che ogni giorno incontro i pazienti
Endpoint primario
- verificare l’effetto dell’attività cerimonia del thè sul comportamento degli utenti. 1a. verificare l’aumento della socializzazione dei pazienti
1b. verificare il miglioramento del tono dell’umore degli utenti
Criteri di selezione
Criteri di inclusione
• Pazienti in trattamento ambulatoriale e di semiconvitto
Criteri di esclusione.
• Paz. affetti da patologie neuro/psichiatriche di grado severo
Durata dello studio
Saranno raccolti i dati relativi a 24 mesi di trattamento divisi in:
- osservazione clinico-comportamentale di tutti i pazienti durante le loro attività ambulatoriali.
- inserimento graduale del personale e poi dei pazienti nella nuova dinamica terapeutica (cerimonia del thè)
- discussione semestrale con altri operatori partecipanti sui nuovi atteggiamenti manifestati dai pazienti
Durata totale dell’osservazione clinica sarà di 24 mesi dopodiché si valuterà la possibilità di un progetto di ricerca inserendo tutti i principi Mindfulness.
Misurazioni
La raccolta dati avverrà in forma anonima con un codice paziente assegnato dallo sperimentatore. La scheda raccolta dati sarà in formato Excel:
• Anagrafica
• Anamnesi Remota e Prossima
• Esame obiettivo Psicopatologico
• Osservazione dei nuovi comportamenti messi in atto
• Grado di socialità
Misure di outcome.
Endpoint primario
• Variazioni nelle attività cognitivo comportamentali
• Miglioramento del loro inserimento nel contesto sociale
RISULTATI PARTE II°
Discussione osservazionale
Tutta la descrizione/osservazione è stata compiuta in funzione degli obbiettivi della ricerca: verificare l’eventuale effetto dell’attività cerimonia del thè sulla socializzazione. In particolar modo abbiamo valutato gli effetti dell’attività cerimonia del thè sugli utenti della struttura affetti da patologie neuropsichiatriche, andando ad aumentare i livelli di benessere e consapevolezza personale. Il campione clinico è costituito da 28 pazienti con disturbi psichiatrici e neurologici di età compresa tra i 18 e 79 anni, reclutati tra il 2016 e 2018. I pazienti sono in prevalenza donne, circa il 57%, la maggior parte di essi era in regime di semiconvitto mentre il restante usufruiva del servizio in regime di ambulatorio. Attraverso una griglia osservazionale gli operatori in base alle loro impressioni hanno codificato i comportamenti assunti dai pazienti, ovvero: ansia, sospettosità, partecipazione, agitazione motoria, umore ed empatia; prima e dopo ogni seduta hanno espresso su una scala likert a 5 punti (1=per nulla, 2=poco, 3=abbastanza, 4=molto, 5=moltissimo) la propria impressione riguardo alla variazione dei comportamenti assunti dagli utenti. In merito all’osservazione della media dei comportamenti target assunti dai 28 utenti del campione prima e dopo l’attività della cerimonia del thè negli anni 2016/2017 e 2017/2018, possiamo affermare una moderata riduzione dell’ansia e della sospettosità dei pazienti, ciò ha avuto un effetto positivo sulla socializzazione e sulla serenità degli utenti man mano che aumentavano le partecipazioni degli stessi all’attività. Notiamo inoltre, una correlazione tra la diminuzione dell’ansia e il miglioramento dell’umore percepito dagli operatori con una conseguente riduzione dell’agitazione psicomotoria. Dai risultati ottenuti possiamo dire che la partecipazione all’attività cerimonia del thè aumenta in modo significativo la possibilità di osservare socializzazione tra i pazienti. Dal punto di vista della Mindfullness, la letteratura dimostra come la pratica della presenza mentale e della consapevolezza porti beneficio in diversi frangenti, dalla salute fisica, alla riduzione dello stress e dell’ansia, alla riduzione delle ruminazioni, alla prevenzione della depressione. Per quanto riguarda la socializzazione, a proposito delle reazioni nei confronti dell’altro, l’altro può suscitare emozioni spiacevoli che l’esercizio della consapevolezza e della presenza mentale renderebbe maggiormente gestibili. Se le percezioni delle emozioni, anche quelle dell’altro, sono più accurate, l’attenzione verso l’altro è maggiore e la comunicazione è migliore, aumentano l’empatia, l’assertività e l’ottimismo (Bishop et al. 2004). Per quanto riguarda l’atteggiamento, la mindfullness induce a predisporsi nei confronti del mondo con aperture e curiosità accettante, la gentilezza amorevole ( Didonna 2008) ci renderebbe più disponibili e cordiali nei confronti di noi stessi e dell’altro, favorendo una migliore prima impressione e una migliore relazione, meno giudicante e più accettante. Al di là delle possibili interpretazioni che uno studio esplorativo naturalmente sollecita, da un punto di vista semplicemente empirico e pragmatico, le indagini indicherebbero che l’attività cerimonia del thè risulta significativamente efficace nel favorire serenità e socializzazione degli utenti. In accordo con il modello Bio- psico-sociale, si sostiene che l’intervento di tipo psicologico sia benefico e utile quanto l’intervento medico nell’aumentare il benessere del paziente e le sue possibilità di ripresa.
Conclusione rispetto gli obbiettivi e domanda di ricerca
A lavoro concluso, possiamo affermare che gli obbiettivi che inizialmente ci eravamo posti per questo lavoro sono stati raggiunti. Riteniamo di aver risposto alla domanda di ricerca, potendo affermare che la pratica di mindfulness abbia degli effetti positivi all’interno dell’assistenza a persone affette da patologie neuropsichiatriche, aumentando livelli di benessere e consapevolezza.
Anche in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 1 comma 125 della L. 124/2017 (in merito alla pubblicazione, a partire dall’anno 2018, delle informazioni relative ai contributi percepiti dallo Stato), si osserva che i centri di dialisi e di diabetologia aderenti all protocollo di cure Nefrocenter, a fronte dell’attività di Ricerca & Sviluppo svolta nell’ambito del progetto di ricerca “Ave” e dei progetti ad esso correlati, complementari o progetti satellite, hanno maturato crediti d’imposta di cui all’art. 1 comma 35 della Legge di stabilità 2015 e delle successive modifiche e formulazioni. Nell’apposita pagina di ciascun centro sono riportati gli importi annuali maturati dai centri in proporzione ai costi sostenuti.