Dialisi cos’è? Tipologie e condizioni che la rendono necessaria

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Dialisi, cos’è. L’insufficienza renale, gli stadi della malattia renale cronica e le due tipologie di terapia con i pro e i contro

Dialisi: cos’è? Quali sono le tipologie? Quando è necessaria? Queste sono le domande più frequenti che riguardano questo tipo di terapia. Bisogna innanzitutto chiarire cos’è la dialisi.

Si tratta di un procedimento che ha come principale scopo la rimozione delle scorie che l’organismo produce. Serve inoltre a rimuovere dal sangue l’eccesso di liquido quando i reni non riescono più ad assolvere alla loro funzione. Dunque, quando la funzionalità del rene è ridotta di oltre l’85%.

Un ulteriore compito della terapia dialitica è quello di assicurare l’integrazione e l’equilibrio nel sangue di importanti minerali come bicarbonato, potassio, fosforo e calcio.

La dialisi ha dunque la funzione di depurare il sangue da tossine che derivano da farmaci e dal metabolismo proteico. Riequilibra inoltre i sali che regolano la pressione arteriosa e regola il livello del pH del sangue.

Dialisi cos’è e quando è necessaria

La terapia dialitica diventa necessaria in caso di insufficienza renale cronica di tipo grave. In particolare quando quest’ultima raggiunge il quinto stadio. Si parla in questo caso di uremia e il termine deriva da urea, la sostanza prodotta dal metabolismo proteico non eliminata dal sangue a causa della disfunzione dei reni.

L’accumulo di scorie e liquidi nel corpo può causare grave malessere e addirittura la morte nei casi più gravi. La dialisi quindi svolge una funzione di depurazione.

L’insufficienza renale cronica

La malattia renale cronica consiste in una riduzione della normale funzionale renale. L’insufficienza renale si manifesta in diversi stadi a seconda della gravità del problema. I primi stadi non presentano sintomi, ma esistono cure che ne riducono la progressione.

Dunque, la prevenzione o la diagnosi precoce risultano fondamentali per evitare la comparsa della malattia renale cronica o l’aggravarsi della patologia.

L’insufficienza renale si analizza attraverso la misurazione di un dato specifico. La Glomerular Filtration Rate (GFR) o Velocità di Filtrazione Glomerulare (VFG). Il valore del filtrato glomerulare che indica normalità nella funzione renale è di 100-120 ml al minuto (120 ml/min).

Dunque, il controllo della velocità di filtrazione glomerulare permette di diagnosticare con anticipo l’insorgenza della malattia. Inoltre è fondamentale la misurazione della creatininemia.

Gli stadi della malattia renale

Gli stadi della malattia renale cronica sono 5. Nei primi due non si presentano generalmente sintomi ed è possibile una prevenzione primaria della stessa malattia.

Nello stadio 3, che si divide in stadio 3a e 3b, si parla già di insufficienza renale cronica perché si verifica una netta riduzione della GFR. I primi sintomi riguardano dolore alle ossa, malnutrizione e difficoltà a concentrarsi.

Nello stadio 3a il nefrologo interviene per ridurre le complicanze e le alterazioni proprie dello stadio 3b. In quest’ultimo si verificano invece con maggiore frequenza anemia, acidosi e iperparatiroidismo. Nello stadio 3 in generale è necessaria una terapia farmacologica abbinata a una dieta ipoproteica ed a uno stretto controllo pressorio e glicometabolico.

Nello stadio 4 i sintomi riguardano una evidente riduzione della forza fisica e della resistenza. Il paziente deve seguire una dieta più stringente e ha bisogno di integrazioni di eritropoietina per trattare al meglio l’anemia.

Lo stadio 5 è quello finale e dunque più grave dell’insufficienza renale. Si caratterizza da una GFR al di sotto dei 15 ml/min e il nefrologo predispone un percorso di predialisi. In seguito valuterà diverse condizioni cliniche per poter avviare la dialisi: livelli alto di azotemia creatininemia, valori alti di potassio, fosforo e paratormone, frequenza della minzione, edemi. La dialisi viene predisposta quando questi livelli non vengono tenuti sotto controllo mediante terapia farmacologica e dieta specifica, con il rischio di complicanze per il cuore e altri organi.

La durata della dialisi

La terapia dialitica può essere praticata per un tempo determinato nel caso in cui l’insufficienza renale da curare sia temporanea. Quindi, alla ripresa della regolare funzionalità dei reni la dialisi può essere interrotta.

Al contrario, quando la disfunzione è cronica e ha raggiunto uno stadio avanzato, la terapia continua fino alla necessità del trapianto di reni. In questi casi la dialisi permette al paziente di evitare complicanze fin quando non ci sarà un donatore pronto per il trapianto.

Una ulteriore casistica riguarda pazienti che non possono subire trapianti. L’impedimento può dipendere dall’età o dalle condizioni generali di salute. Per questi pazienti, la dialisi proseguirà per tutta la vita.

Dialisi cos’è e quali sono le due tipologie

Il nefrologo può proporre due tipi di terapia dialitica. L’emodialisi (extracorporea) e la dialisi peritoneale (intracorporea). Tre le caratteristiche comuni a entrambi i tipi di dialisi. In primo luogo l’irrorazione del sangue che in emodialisi avviene attraverso un circuito esterno. Il liquido di dialisi accoglie le scorie e i liquidi in eccesso nel sangue attraverso un processo definito diffusione. Nella peritoneale la depurazione avviene appunto attraverso la circolazione capillare del peritoneo.

C’è infine una membrana che funge da filtro e separa il sangue dal liquido di dialisi. Il suo scopo è quello di trattenere le cellule e le sostanze utili nel sangue. In emodialisi questa membrana è sostanzialmente un filtro esterno di dialisi; nella dialisi peritoneale è lo stesso peritoneo ad assolvere a questa funzione.

Vantaggi e svantaggi dei due tipi di dialisi

Ci sono vantaggi e svantaggi che caratterizzano le due tipologie di terapia dialitica. Per quanto concerne l’emodialisi, i vantaggi sono sostanzialmente legati a tempi e modalità di applicazione.

Pro e contro dell’emodialisi

L’emodialisi viene effettuata per tre volte a settimana in sedute da circa quattro ore. Le sedute si svolgono in centri opportunamente attrezzati, alla presenza di personale sanitario specializzato. Per ciò che concerne il procedimento, i sanitari possono predisporre un accesso vascolare specifico che riduce al minimo il rischio di complicanze.

Le complicanze più frequenti durante il trattamento sono ipotensioni, crampi e aritmie.

Gli svantaggi dell’emodialisi riguardano in primis il condizionamento nella programmazione degli spostamenti o dei viaggi. Sebbene si sia sviluppata la tendenza a programmare viaggi e vacanze in luoghi che abbiano collegamenti rapidi con centri di nefrologia e dialisi. Un ulteriore svantaggio riguarda la limitazione nell’assunzione di liquidi. Infine, l’emodialisi non è praticabile a domicilio ma esclusivamente in centri specializzati.

Pro e contro della dialisi peritoneale

Il primo vantaggio della dialisi peritoneale riguarda il fatto che, essendo giornaliera, sottopone l’organismo a un minore stress. Può essere inoltre eseguita in casa, senza bisogno di recarsi in un centro specializzato. Infine il paziente non avrà condizionamenti di carattere temporale, perché può essere programmata ed eseguita secondo le sue necessità.

Più che di svantaggi, per la dialisi peritoneale si può parlare di fondamentali necessità. A partire da quella di avere un peritoneo integro. Inoltre va eseguita in condizioni igieniche perfette per il paziente e per l’ambiente in cui si esegue. Il catetere inserito nell’addome per eseguire questa tipologia di dialisi non deve essere bagnato.

Gli aspetti negativi riguardano il rischio di peritonite e l’assorbimento maggiore di glucosio con conseguente aumento di peso per il paziente.

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