La cardiomiopatia dilatativa

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La cardiomiopatia dilatativa è una malattia generata dall’allargamento delle camere cardiache. Avviene con l’allargamento dei ventricoli e con il cuore che ha una limitata capacità di pompare sangue, quindi ciò non avviene in maniera efficace. Il fenomeno è definito anche come dilatazione cardiaca, portando a una serie di sintomi e complicanze. Questa condizione può portare a diverse conseguenze, anche piuttosto gravi. Infatti, chi è affetto da cardiomiopatia dilatativa rischia una grave insufficienza cardiaca, delle aritmie e, nei casi più gravi, alla morte improvvisa. Per tale motivo è fondamentale avere una diagnosi precoce rivolgendosi agli specialisti del gruppo Nefrocenter che possono contare su strumentazioni all’avanguardia, tra cui la RM Whole Body, per una diagnosi accurata che consente la stesura di un trattamento personalizzato per il paziente. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità di vita del paziente.

Cause della Cardiomiopatia Dilatativa

Le cause della cardiomiopatia dilatativa possono essere differenti da persona a persona. Si tratta di cause genetiche o acquisite.  La causa genetica è rappresentata da mutazioni genetiche che interessano i geni responsabili della struttura e della funzione del muscolo cardiaco.

Esistono però delle cause acquisite che riguardano non solo la presenza di malattie cardiache, ma anche delle condizioni acquisite attraverso gli stili di vita o le condizioni ambientali, oltre che la presenza di patologie. A generare la cardiomiopatia dilatativa sono:

  • Malattie cardiache che generano infarto del miocardio, ipertensione, valvulopatie.
  • Infezioni come virus e batteri o parassiti che infiammano il muscolo cardiaco generando le miocarditi.
  • Intossicazioni dovute ad abuso di alcol, uso di sostanze stupefacenti o esposizione a tossine ambientali.
  • Malattie sistemiche rappresentate da diabete, malattie della tiroide e malattie reumatiche.
  • Cause idiopatiche ovvero condizioni mediche di cui non si conosce la causa esatta. Il termine “idiopatico” deriva dal greco “idios” (proprio) e “pathos” (malattia), indicando una malattia di origine sconosciuta.

I sintomi

I sintomi della cardiomiopatia dilatativa variano in base alla gravità della malattia e sono caratterizzati da:

  • Fatica. Stanchezza eccessiva anche per piccoli sforzi.
  • Dispnea. Difficoltà a respirare, soprattutto durante l’attività fisica o sdraiati.
  • Edemi. Gonfiore alle gambe, ai piedi e all’addome.
  • Palpitazioni. Sensazione di cuore che batte troppo forte o in modo irregolare.
  • Vertigini o svenimenti. A causa di una pressione sanguigna bassa.
  • Tosse. Specialmente di notte.

Diagnosi

La diagnosi della cardiomiopatia dilatativa viene effettuata da un cardiologo. Lo specialista del cuore e delle malattie cardiocircolatorie parte dall’anamnesi per ricostruire la storia clinica del paziente per individuare le cause. Procede poi all’esame obiettivo che comprende la valutazione dei segni clinici che possono essere rappresentati dalla presenza di un edema, oppure dalla frequenza cardiaca non regolare e dalla pressione arteriosa. Successivamente procede all’effettuazione di un elettrocardiogramma che valuta la registra l’attività elettrica del cuore, prima di procedere a un ecocardiogramma e valutare funzionalità e dimensioni del muscolo cardiaco. Inoltre, per poter effettuare una misurazione precisa della misurazione della pressione all’interno delle camere cardiache procede al cateterismo cardiaco, una procedura diagnostica invasiva che permette di visualizzare e studiare il cuore in modo dettagliato. 

Il trattamento

Il trattamento della cardiomiopatia dilatativa punta a controllare i sintomi, migliorare la qualità di vita del paziente e prevenire le complicanze che possono essere anche gravi. Le terapie che vengono prescritte dal cardiologo si differenziano in base alla gravità e ai sintomi. La terapia farmacologica si basa su diuretici, inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE-inibitori) e bloccanti dei recettori dell’angiotensina (ARB). Su beta-bloccanti oppure su anticoagulanti e antiaritmici. La terapia può essere anche basata su dispositivi impiantabili, come il pacemaker e il defibrillatore impiantabile cardioverter (ICD): Riconosce e tratta aritmie potenzialmente letali. Infine, nei casi più gravi, il paziente necessita di un trapianto cardiaco, in quanto il cuore è compromesso.

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